Ricordato dai Musei Garibaldini di Caprera.
Incredibile la sua vita, come lo fu quella del padre, che si chiamava Tobia Arienti.
Patriota brianzolo e di famiglia ebraica, Tobia sfuggì alla polizia austriaca assumendo l’identità di un amico defunto, Luigi Grandi, e con quel nome si rifugiò in Sardegna dove, a Tempio nel 1841, nacque il figlio Francesco.
Luigi raggiunse Garibaldi in Sud America, combatté con lui e con lui ritornò in Italia. Alla morte della madre, Francesco raggiunse il padre a Genova, sempre in mezzo a patrioti e cospirazioni. Studiò disegno a Firenze e Roma. Tornato a Genova, orfano anche del padre, continuò a studiare e lavorò in una fabbrica di mobili. Aveva 16 anni. A 18 si unì ai Cacciatori delle Alpi e combatté in Lombardia.
Partito con i Mille, Francesco ne disegnò la divisa e fu presente ai fatti di Bronte. Nel 1861 tornò a Cagliari, dove si sposò tre volte, per trasferirsi a Sorrento, dove fondò la scuola d’Arte applicata alla tarsia e all’intaglio. Come ebanista partecipò a diverse fiere internazionali. Fu il penultimo dei Mille a morire, nel 1934.